Chiese
CHIESA DI SAN CLAUDIO, Storia
La chiesa venne eretta, forse, su un’area cimiteriale paleocristiana e, come risulta nel 1178, costituiva uno dei possedimenti dell’abbazia di S. Silvestro di Collepino dell’ordine Camaldolese; già prima di questa data pare che avesse assunto il ruolo di santuario, di cui, tuttavia, non si hanno notizie precise. Nel secolo XIV, e comunque entro il 1393, la gestione di questa chiesa-santuario passò al Comune di Spello: la comunità continuava a riconoscere i diritti dell’abbazia di S. Silvestro sulla chiesa, attraverso il versamento di un canone annuo, ma se ne occupava direttamente attraverso propri santesi (una sorta di procuratori) periodicamente nominati dal consiglio comunale. L’edificio è un bellissimo esempio di architettura romanica. Fra le altre presenze coeve a Spello, è sicuramente la più integra costruzione religiosa dell’inizio XII secolo, anche se si propende ad indicare come possibile data di costruzione gli ultimi decenni del mille. Intorno la chiesa corrono resti di un antico muro segni evidenti di un fabbricato ad essa adiacente con funzione complementare alle attività della chiesa che come sappiamo aveva una grande importanza in quanto riferimento rionale anche per fiere e mercati. Di questi vani attigui ne restano ancora oggi i segni nelle due pareti lunghe esterne dove si vedono i punti in cui si innestavano i travi a mo’ piovente laterale inclinato.Il fronte di San Claudio è risolto da pietra calcarea bianca disposta secondo gradienti regolari che disegnano una superficie semplice e raffinata: …”per una delle poche chiese di Spello che non ebbe i fondi per diventar …barocca…” (Dazio Pasquini , studioso locale , da la Squilla dell’ottobre 1935). Presenta tre aperture, quella centrale fa da ingresso alla chiesa è di piccole dimensioni ha sopra l’arco una fascia rossa ed una cornice modanata a tre listelli digradanti; quelle laterali con architrave di pietra rossa, senza ornamento di sorta, sono tamponate. Nella parte alta della facciata un rosone di rara bellezza s’impone con garbo sull’intera costruzione in primo luogo per il raffinato disegno della parte centrale (treccine e cani correnti si interpongono ad arabeschi casualmente “disposti”) secondo poi per l’equilibrio adoperato nella disposizione dei 12 archetti lobati correnti per tutto il perimetro circolare. Ai lati del rosone si aprono due bifore divise da un corposo colonnino orlato di rosso. Su tutto svetta il campanile a vela (soluzione ben diffusa in Umbria) sviluppato su due ordini biarcati dove vi erano le campane; nella parte superiore del campanile due aquile collocate agli estremi delle aperture poggiavano su piccole mensole di pietra; oggi rimangono in loco non integre ma acefale. L’interno a tre navate è spartito a destra da colonne a sinistra da archi a tutto sesto; la navata centrale più grande delle altre si conclude con un abside decorato che ospita un altare ottenuto dal riuso di un sarcofago romano ritrovato nel vicino anfiteatro. Il soffitto, in origine a capriate, nel corso del XIV secolo viene sostituito da tre arconi in muratura realizzati con un particolare accorgimento: diminuendo le dimensioni degli archi trasversali digranti verso l’abside si voleva conferire una maggiore profondità illusoria alla navata centrale. Le pareti interne erano quasi totalmente dipinte e affrescate oggi non rimangono che alcuni resti.
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